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OMAGGIO MAKO SAJKO / VITTORIO DE SETA

Un programma di cortometraggi che presenta, intreccia e mette a confronto le opere di due grandi registi, artisti cinematografici non convenzionali, autori indipendenti che hanno proposto un nuovo modo cinematografico di osservare la società.

MAKO SAJKO

VITTORIO DE SETA

Mako Sajko, dokumentarno ime 2013 (foto Branimir Ritonja).jpg
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Archivio film Cineteca di Bologna

Branimir Ritonja, Arhiv Dokudoc, 2013

Il regista e sceneggiatore Mako Sajko, che può essere giustamente classificato come uno dei classici del cinema sloveno, è nato nel 1927 a Tržič. Ha studiato cinema presso l'Accademia di Belgrado e si è laureato lì nel 1959, allo stesso tempo si è formato anche a Monaco e Parigi. Ha iniziato la sua lunga e fruttuosa carriera come assistente alla regia per famosi registi sloveni, tra gli altri in questo periodo ha lavorato con František Čap e France Štiglic. Il percorso di vita di Sajko è sempre stato strettamente legato alle immagini in movimento. Dal 1961, quando si è messo in proprio, ha realizzato una serie di brevi documentari, pe lo più basati su sue sceneggiature. Inoltre, negli anni '60 e '70, si è classificato tra i maggiori documentaristi del nostro Paese. I suoi brevi ma significativi documentari sono stati tutti, dal primo all'ultimo, un riflesso del loro tempo. Principalmente a causa dell'argomento scelto, hanno sollevato gli spiriti non solo in Jugoslavia, ma hanno risuonato in tutto il mondo. Con il film "Suicidi, attenzione!" del 1967, iniziò ad essere paziente con le autorità jugoslave di allora, tanto che in seguito il film "Narodna noša" (1975), che era fondamentalmente non tematicamente controverso, non poteva essere proiettato pubblicamente. A quel tempo, Sajko smise definitivamente di produrre film e si dedicò invece all'educazione cinematografica e ai progetti di giovani registi. Ha lavorato in relativo anonimato per diversi decenni fino a quando ha ricevuto il Premio alla carriera Badjura nel 2009. Successivamente, l'interesse per uno dei giganti indiscussi del cinema sloveno è cresciuto nuovamente. Con le sue opere, Mako Sajko ha precorso i tempi, aprendo argomenti che sono ancora attuali. Il suo occhio attento e la sua mente acuta scoprirono costantemente vari aspetti umanistici e sociologici.

Nel 1954 Vittorio De Seta gira sei documentari in Sicilia ('Lu tempu di li pisci spata', 'Isole di fuoco', 'Surfarara', 'Pasqua in Sicilia', 'Contadini del mare', 'Parabola d’oro'). Fortemente innovativi, sono subito riconosciuti a livello internazionale. Nel ’58-59 dirige altri quattro importanti cortometraggi: in Sicilia ('Pescherecci'), in Sardegna ('Pastori di Orgosolo'; 'Un giorno in Barbagia'), in Calabria ('I dimenticati'). De Seta rivolge il suo sguardo partecipe a realtà già allora minacciate da “uno sviluppo senza progresso”, donandoci una preziosa testimonianza di riti, usanze e saperi ormai scomparsi. E lo fa senza trascurare la bellezza delle inquadrature, le innovazioni tecniche più recenti e l'eredità del cinema più importante del mezzo secolo precedente. Questi cortometraggi di De Seta che vanno dal ’54 al ’59 sono stati restaurati dal laboratorio L'Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna.

Mako Sajko, la mente acuta, l'eterna giovinezza, la giocosità, l'arguzia di un anziano in età avanzata. Un uomo che non si lamentava mai e che raccontava storie che ci divertivano. Guardava sempre tutti i film del festival Dokudoc, per lui il nostro festival era una festa. Mako è un simbolo del cinema documentario sloveno. Siamo consapevoli che anche i documentari sono delle opere di pregio, la cui produzione è spesso ostacolata. Con le sue idee, Mako continua a vivere con noi per lo sviluppo del cinema documentario sloveno!

 

Maja Malus Azhdari, selezionatrice del programma, Festival internazionale del film documentario DOKUDOC, Maribor

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Come c’è in uno dei testi, per noi, I mille occhi, De Seta era un permanente premio Anno uno. Il suo cinema ha anticipato i tempi e tracciato i percorsi futuri. La necessità di esprimersi superava ogni ostacolo tecnologico o produttivo. 

Ogni sua visita al Festival era un dono e una scoperta per noi che lo conoscevamo e per altri che lo conoscevano meno. 

Grande personaggio d’umanità, insostituibile. 

 

- Mila Lazić, collaboratrice programma Festival Mille Occhi

De Seta è nato il 15 ottobre 1923. Tra pochi giorni sarebbero 100 anni dalla nascita.

Muore nel novembre 2011 e Martin Scorsese, che lo ha definito “un antropologo che si esprimeva con la voce di un poeta”, lo ricorda così:

"Sono rimasto scioccato dalla notizia della morte di Vittorio De Seta. La sua vita è stata lunga e sana, e l'ultima volta che lo vidi, solo qualche anno fa, sembrava che gli rimanessero da vivere altri 50 anni, scoppiava di energia creativa. De Seta è uno dei più grandi, ma trascurati, registi italiani, e il suo lavoro meriterebbe di essere molto più conosciuto di quanto non sia. Negli anni '60, lo conoscemmo attraverso il suo straordinario "Banditi a Orgosolo". Ma dopo, molti anni dopo vedemmo i suoi documentari a colori che girò negli anni '50, poetiche cronache di vita nell'Italia del sud, della Sardegna e della Sicilia. Chi vide queste immagini, prima note solo a pochi, ne rimase ammaliato. Sono registrazioni preziose di costumi e modi di vivere che stavano scomparendo. (...) Nel loro insieme, esse sono una delle meraviglie del cinema. Vittorio De Seta fu veramente un grandioso, dinamico artista, e io piango la sua scomparsa."

FILM
Slavica Exception

Cortometraggio documentario, 11'

1971, Jugoslavia (Slovenia)

Pastori di Orgosolo
Vittorio De Seta, Italia, 1958, 11’

Arhiv Slovenske Kinoteke, ©Slovenski filmski center

Archivio film Cineteca di Bologna

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A Sopramonte di Orgosolo, in Sardegna, un tempo rifugio soltanto di banditi e latitanti, i pastori, tentano si sopravvivere insieme alle loro greggi. I monti sono brulli e sulle pietre i passi risuonano. I pastori seguono il loro gregge, raccolgono il latte per poi lavorarlo fino a farlo diventare formaggio. Quando arrivano i temporali è il momento del trasferimento. L'inverno, con la neve, non c'è da mangiare per gli animali e i pastori devono difendersi dal freddo scaldandosi insieme alle pecore davanti a fuochi. Tocca a loro procacciare il cibo per le bestie trascorrendo interi mesi, consumando pasti frugali, in solitudine, in un silenzio rotto soltanto dai piccoli gesti quotidiani.

Veleni

Cortometraggio documentario, 14'

1964, Jugoslavia (Slovenia)

Arhiv Slovenske Kinoteke, ©Slovenski filmski center

Lu tempu di li pisci spada
Vittorio De Seta, Italia, 1954, 11’

L’industrializzazione porta al progresso, ma allo stesso tempo può danneggia gravemente l’ambiente naturale. Il corto richiama l’attenzione sul pericolo costante rappresentato dalle varie sostanze di scarto con cui l'industria inquina l'aria e i fiumi.

Archivio film Cineteca di Bologna

Attenzione ai suicidi!

Cortometraggio documentario, 12'5''

1967, Jugoslavia (Slovenia)

Tra aprile ed agosto il pesce spada va a deporre le uova nelle acque che separano la Sicilia dalla Calabria. Da Bagnara Calabra a Scilla, fino a Messina e Punta Faro, i pescatori attendono questo momento per far scattare la pesca e ucciderli. L'attesa è lunga ed estenuante: gli uomini siedono sulla barca e sono pronti ad afferrare i remi. Il silenzio è rotto soltanto dallo sciabordio delle onde e dal lento raccontare dei più anziani che ricordano gli anni della grande abbondanza di pesce. Finché la vedetta non dà l'allarme: ecco i pesci. Calcolando la luce, la direzione dei pesci e quella della corrente, la vedetta deve guidare l'avanzata delle imbarcazioni. Il fiociniere, in piedi sulla prua della barca, deve colpire prima le femmine dei pesce spada, perché poi uccidere i maschi sarà più facile e dovrà fare attenzione perché quelli non colpiti al cuore, non moriranno subito e tenteranno in ogni modo di inabissarsi e liberarsi dell'arpione. Al tramonto i pescatori tornano alla riva dove li attendono donne, anziani e bambini, che si accalcano curiosi, pronti alla festa che si svolgerà nella notte…

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Isole di fuoco
Vittorio De Seta, Italia, 1955, 11’

Il problema del suicidio tra gli adolescenti in Slovenia. Casi tipici presentati attraverso le testimonianze di familiari e amici del defunto.

Archivio film Cineteca di Bologna

Abito tradizionale

Cortometraggio documentario, 11'

1975, Jugoslavia (Slovenia)

Arhiv Slovenske Kinoteke, ©Slovenski filmski center

Narodna noša
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Una mattina di inverno, De Seta con la sua macchina da presa alle prime luci dell'alba approda nell'isola di Vulcano. Intorno c'è un silenzio irreale: solo il rumore del mare e lo stridio degli uccelli. L'isola è formata da rocce nere vulcaniche e nell'aria si levano vapori sulfurei. Sulla riva ci sono poche case e le barche dei pescatori che escono come ogni giorno. I pastori con le loro greggi salgono sulle pendici del vulcano mentre le donne raccolgono la legna. Gli occhi di tutti sono puntati sul cratere da cui cola la lava. Il rombo del vulcano riempie il silenzio e il fumo si leva in cielo. Quando un lampo squarcia il cielo, tutti cercano di fare ritorno alle loro case prima che il temporale e il vulcano si scatenino…

Arhiv Slovenske Kinoteke, ©Slovenski filmski center

Alcuni regimi e orientamenti politici hanno abusato dell’abito tradizionale sloveno. Nonostante certi dettagli dell’abito tradizionale sloveno derivino dalle Alpi tedesche, esso ha conservato le specificità dell’area slovena. Oggi l’abito tradizionale funge da attrazione turistica.

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